da Italia dall'Estero
atricolo pubblicato il 29 Maggio 2009 su Het Parool (Olanda)
Milano - La casa editrice Einaudi, che ha sinora pubblicato le traduzioni italiane di quasi tutti i romanzi dello scrittore portoghese Josè Saramago (87), rifiuta di pubblicare un libro con testi politici del vincitore del premio Nobel. Nel suo libro, Saramago critica il premier Silvio Berlusconi.Einaudi è proprietà dell’imprenditore Berlusconi.Saramago è indignato a causa della censura, scrive il Corriere della Sera venerdì: “Io ho conosciuto la censura durante la dittatura portoghese, l’ho sofferta e combattuta, e nessuno mi può chiedere di amputare una mia opera in una situazione di apparente normalità della democrazia”.Saramago deplora che Berlusconi sia non solo premier, ma anche un privato che controlla molti mezzi di comunicazione, e afferma che una simile situazione suscita timori “per la qualità della democrazia” in Italia.Berlusconi è stato eletto l’anno scorso, con grande distacco sul centro-sinistra. “Nè l’Italia nè coloro che amano questo paese meritano lo spettacolo politico di fascinazione mediatica per Berlusconi”, afferma Saramago.
domenica 31 maggio 2009
venerdì 29 maggio 2009
Sono anch’io emotiva
Sottoscrivo l'appello di Ilaria Beretta in difesa di Clementina Forleo, pubblicato ieri sul blog di Carlo Vulpio e di seguito riportato:
28 maggio 2009.
La notizia è di ieri pomeriggio e riguarda il giudice Clementina Forleo, ex gip di Milano, attualmente trasferita a Cremona: il CSM ha deciso di impugnare davanti al Consiglio di Stato la sentenza con cui il Tar del Lazio aveva annullato il trasferimento d’ufficio disposto dallo stesso CSM a carico del giudice.
Torna alla mente una delle motivazioni con cui il 28 luglio 2008 il CSM aveva trasferito d’ufficio il giudice Forleo: “Emotiva, tendente a personalizzare, di scarso equilibrio.”
Al di là di ogni polemica, questa motivazione assomiglia più a un giudizio finale da pagella delle elementari: “la bambina studia, è preparata, ma non rende durante le interrogazioni perché emotiva”.
Secondo noi questo giudizio mira a svalutare il lavoro del giudice Forleo, attaccando la donna: il tentativo era quello di lederne la credibilità evidenziando un tratto considerato tipicamente femminile per minare nel profondo anche la personale sicurezza in se stessa che una donna nel proprio lavoro è costretta a difendere in continuazione.
Crediamo che nessun giudice uomo abbia mai avuto, tra le motivazioni di un provvedimento a lui rivolto, una tale qualificazione della sua personalità, a prescindere da ogni giudizio di merito.
Molta strada deve essere ancora fatta in Italia per portare le donne che lavorano a un’effettiva situazione di parità con i colleghi uomini: lavoriamo in poche (la percentuale femminile nel mondo del lavoro ci vede penultime in Europa e l’ultima è Malta), quando raggiungiamo buoni livelli carrieristici e professionali, fatalmente qualcuno osserva che la professione o la carriera “non sono più come un tempo”.
A Clementina Forleo viene imputato come inadeguato al suo ruolo un modo di lavorare che include tra i codici del fare e del pensare quello del sentire. Questo invece per Clementina Forleo come per ognuna di noi è, e deve essere, motivo di fierezza.
Vorremmo che tutte le donne italiane che lo sentissero, affermassero insieme: “Sono anch’io emotiva”, in sostegno a Clementina Forleo e a tutte le donne che ogni giorno e oscuramente combattono per un futuro migliore.
Ilaria Beretta
Libera professionista da nove anni alla RAI, candidata IDV alle Europee per il Nord Ovest.
http://www.youtube.com/watch?v=Ny08eWFctuo
28 maggio 2009.
La notizia è di ieri pomeriggio e riguarda il giudice Clementina Forleo, ex gip di Milano, attualmente trasferita a Cremona: il CSM ha deciso di impugnare davanti al Consiglio di Stato la sentenza con cui il Tar del Lazio aveva annullato il trasferimento d’ufficio disposto dallo stesso CSM a carico del giudice.
Torna alla mente una delle motivazioni con cui il 28 luglio 2008 il CSM aveva trasferito d’ufficio il giudice Forleo: “Emotiva, tendente a personalizzare, di scarso equilibrio.”
Al di là di ogni polemica, questa motivazione assomiglia più a un giudizio finale da pagella delle elementari: “la bambina studia, è preparata, ma non rende durante le interrogazioni perché emotiva”.
Secondo noi questo giudizio mira a svalutare il lavoro del giudice Forleo, attaccando la donna: il tentativo era quello di lederne la credibilità evidenziando un tratto considerato tipicamente femminile per minare nel profondo anche la personale sicurezza in se stessa che una donna nel proprio lavoro è costretta a difendere in continuazione.
Crediamo che nessun giudice uomo abbia mai avuto, tra le motivazioni di un provvedimento a lui rivolto, una tale qualificazione della sua personalità, a prescindere da ogni giudizio di merito.
Molta strada deve essere ancora fatta in Italia per portare le donne che lavorano a un’effettiva situazione di parità con i colleghi uomini: lavoriamo in poche (la percentuale femminile nel mondo del lavoro ci vede penultime in Europa e l’ultima è Malta), quando raggiungiamo buoni livelli carrieristici e professionali, fatalmente qualcuno osserva che la professione o la carriera “non sono più come un tempo”.
A Clementina Forleo viene imputato come inadeguato al suo ruolo un modo di lavorare che include tra i codici del fare e del pensare quello del sentire. Questo invece per Clementina Forleo come per ognuna di noi è, e deve essere, motivo di fierezza.
Vorremmo che tutte le donne italiane che lo sentissero, affermassero insieme: “Sono anch’io emotiva”, in sostegno a Clementina Forleo e a tutte le donne che ogni giorno e oscuramente combattono per un futuro migliore.
Ilaria Beretta
Libera professionista da nove anni alla RAI, candidata IDV alle Europee per il Nord Ovest.
http://www.youtube.com/watch?v=Ny08eWFctuo
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domenica 24 maggio 2009
La memoria violata di Giovanni Falcone. Gioacchino Genchi e i diari di Giovanni.
Dal blog di Felice Lima 'Uguale per Tutti' un inquietante articolo di Fedora Raugei (Terra del 23 maggio 2009) sulle perizie informatiche che Gioacchino Genchi e Luciano Petrini (ucciso nel 1996 in circostanza misteriose) furono chiamati a condurre all'indomani della strage di di Capaci.
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lunedì 18 maggio 2009
venerdì 15 maggio 2009
Ritirato emendamento D'Alia
Trovo sul blog di Anna Rivelli e pubblico con un certo sollievo:
L'emendamento D'Alia (vedi post del 12 Maggio) è stato ritirato
Alcune informazioni qui:http://www.guidoscorza.it/?p=731e qui:http://blog.ernestobelisario.eu/2009/04/29/nessuna-sorpresa-la-camera-ha-cancellato-lemendamento-dalia/
L'emendamento D'Alia (vedi post del 12 Maggio) è stato ritirato
Alcune informazioni qui:http://www.guidoscorza.it/?p=731e qui:http://blog.ernestobelisario.eu/2009/04/29/nessuna-sorpresa-la-camera-ha-cancellato-lemendamento-dalia/
martedì 12 maggio 2009
In Italia accade anche questo: può essere più utile un comico di 1000 parlamentari
La forma merita davvero (!), e il contenuto mi trova pienamente d'accordo.
Attacco alla democrazia e a internet
Pubblico un'email appena ricevuta dall'associazione PotenzAttiva (potenzattiva@gmail.com), la cui preoccupazione condivido appieno.
L'attacco finale alla democrazia è iniziato!
Berlusconi e i suoi sferrano il colpo definitivo alla libertà della rete internet per metterla sotto controllo. Ieri nel voto finale al Senato che ha approvato il cosiddetto pacchetto sicurezza (disegno di legge 733), tra gli altri provvedimenti scellerati come l'obbligo di denuncia per
i medici dei pazienti che sono immigrati clandestini e la schedatura dei senta tetto, con un emendamento del senatore Gianpiero D'Alia (UDC), è stato introdotto l'articolo 50-bis,
"Repressione di attività di apologia o istigazione a delinquere compiuta a mezzo internet".
Il testo la prossima settimana approderà alla Camera. E nel testo approdato alla Camera l'articolo è diventato il nr. 60.
Anche se il senatore Gianpiero D'Alia (UDC) non fa parte della maggioranza al Governo, questo la dice lunga sulla trasversalità del disegno liberticida della "Casta" che non vuole scollarsi dal potere.
In pratica se un qualunque cittadino che magari scrive un blog dovesse invitare a disobbedire a una legge che ritiene ingiusta, i provider dovranno bloccarlo. Questo provvedimento può obbligare i provider a oscurare un sito ovunque si trovi, anche se all'estero. Il Ministro
dell'interno, in seguito a comunicazione dell'autorità giudiziaria, può disporre con proprio decreto l'interruzione della attività del blogger, ordinando ai fornitori di connettività alla rete internet di utilizzare gli appositi strumenti di filtraggio necessari a tal fine. L'attività di filtraggio imposta dovrebbe avvenire entro il termine di 24 ore. La violazione di tale obbligo comporta una sanzione amministrativa pecuniaria da euro 50.000 a euro 250.000 per i provider e il carcere per i blogger da 1 a 5 anni per l'istigazione a delinquere e per l'apologia di reato, da 6 mesi a 5 anni per l'istigazione alla disobbedienza delle leggi di ordine pubblico o all'odio fra le classi sociali. Immaginate come potrebbero essere ripuliti i motori di ricerca da tutti i link scomodi per la Casta con questa legge? Si stanno dotando delle armi per bloccare in Italia Facebook, Youtube, il blog di Beppe Grillo e tutta l'informazione libera che viaggia in rete e che nel nostro Paese è ormai l'unica fonte informativa non censurata.
Vi ricordo che il nostro è l'unico Paese al mondo, dove una media company, Mediaset, ha chiesto 500 milioni di risarcimento a YouTube.
Vi rendete conto? Quindi il Governo interviene per l'ennesima volta, in una materia che vede un'impresa del presidente del Consiglio in conflitto giudiziario e d'interessi.
Dopo la proposta di legge Cassinelli e l'istituzione di una commissione contro la pirateria digitale e multimediale che tra poco meno di 60 giorni dovrà presentare al Parlamento un testo di legge su questa materia, questo emendamento al "pacchetto sicurezza" di fatto rende esplicito il progetto del Governo di "normalizzare" il fenomeno che intorno ad internet sta facendo crescere un sistema di relazioni e informazioni sempre più capillari che non si riesce a dominare.Obama ha vinto le elezioni grazie ad internet? Chi non può farlo pensa bene di censurarlo e di far diventare l'Italia come la Cina e la Birmania.
Oggi gli unici media che hanno fatto rimbalzare questa notizia sono stati Beppe Grillo dalle colonne del suo blog e la rivista specializzata Punto Informatico. Fate girare questa notizia il più possibile. E' ora di svegliare le coscienze addormentate degli italiani. E' in gioco davvero la democrazia!!!
L'attacco finale alla democrazia è iniziato!
Berlusconi e i suoi sferrano il colpo definitivo alla libertà della rete internet per metterla sotto controllo. Ieri nel voto finale al Senato che ha approvato il cosiddetto pacchetto sicurezza (disegno di legge 733), tra gli altri provvedimenti scellerati come l'obbligo di denuncia per
i medici dei pazienti che sono immigrati clandestini e la schedatura dei senta tetto, con un emendamento del senatore Gianpiero D'Alia (UDC), è stato introdotto l'articolo 50-bis,
"Repressione di attività di apologia o istigazione a delinquere compiuta a mezzo internet".
Il testo la prossima settimana approderà alla Camera. E nel testo approdato alla Camera l'articolo è diventato il nr. 60.
Anche se il senatore Gianpiero D'Alia (UDC) non fa parte della maggioranza al Governo, questo la dice lunga sulla trasversalità del disegno liberticida della "Casta" che non vuole scollarsi dal potere.
In pratica se un qualunque cittadino che magari scrive un blog dovesse invitare a disobbedire a una legge che ritiene ingiusta, i provider dovranno bloccarlo. Questo provvedimento può obbligare i provider a oscurare un sito ovunque si trovi, anche se all'estero. Il Ministro
dell'interno, in seguito a comunicazione dell'autorità giudiziaria, può disporre con proprio decreto l'interruzione della attività del blogger, ordinando ai fornitori di connettività alla rete internet di utilizzare gli appositi strumenti di filtraggio necessari a tal fine. L'attività di filtraggio imposta dovrebbe avvenire entro il termine di 24 ore. La violazione di tale obbligo comporta una sanzione amministrativa pecuniaria da euro 50.000 a euro 250.000 per i provider e il carcere per i blogger da 1 a 5 anni per l'istigazione a delinquere e per l'apologia di reato, da 6 mesi a 5 anni per l'istigazione alla disobbedienza delle leggi di ordine pubblico o all'odio fra le classi sociali. Immaginate come potrebbero essere ripuliti i motori di ricerca da tutti i link scomodi per la Casta con questa legge? Si stanno dotando delle armi per bloccare in Italia Facebook, Youtube, il blog di Beppe Grillo e tutta l'informazione libera che viaggia in rete e che nel nostro Paese è ormai l'unica fonte informativa non censurata.
Vi ricordo che il nostro è l'unico Paese al mondo, dove una media company, Mediaset, ha chiesto 500 milioni di risarcimento a YouTube.
Vi rendete conto? Quindi il Governo interviene per l'ennesima volta, in una materia che vede un'impresa del presidente del Consiglio in conflitto giudiziario e d'interessi.
Dopo la proposta di legge Cassinelli e l'istituzione di una commissione contro la pirateria digitale e multimediale che tra poco meno di 60 giorni dovrà presentare al Parlamento un testo di legge su questa materia, questo emendamento al "pacchetto sicurezza" di fatto rende esplicito il progetto del Governo di "normalizzare" il fenomeno che intorno ad internet sta facendo crescere un sistema di relazioni e informazioni sempre più capillari che non si riesce a dominare.Obama ha vinto le elezioni grazie ad internet? Chi non può farlo pensa bene di censurarlo e di far diventare l'Italia come la Cina e la Birmania.
Oggi gli unici media che hanno fatto rimbalzare questa notizia sono stati Beppe Grillo dalle colonne del suo blog e la rivista specializzata Punto Informatico. Fate girare questa notizia il più possibile. E' ora di svegliare le coscienze addormentate degli italiani. E' in gioco davvero la democrazia!!!
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lunedì 11 maggio 2009
Ultime (..?) riflessioni sul caso...
1) a mio parere non si trattava tanto di chiedere nuovamente a Mieli il perché dell'epurazione di Vulpio (questo è abbastanza chiaro purtroppo), ma di ricordare a Mieli che proprio lui ha fatto, con Vulpio, ciò che in trasmissione ha definito 'impossibile'. Non facile, riflettendo lo ammetto, nella posizione di Marco Travaglio, che resta comunque uno dei migliori giornalisti che abbiamo.
2) in ogni caso, se l'analisi di Marco (contraddire Mieli avrebbe ulteriormente danneggiato Vulpio) è corretta, allora l'errore è stato quello (di Santoro) di invitare Mieli in trasmissione.
postato su http://voglioscendere.ilcannocchiale.it/comments/2243703
2) in ogni caso, se l'analisi di Marco (contraddire Mieli avrebbe ulteriormente danneggiato Vulpio) è corretta, allora l'errore è stato quello (di Santoro) di invitare Mieli in trasmissione.
postato su http://voglioscendere.ilcannocchiale.it/comments/2243703
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domenica 10 maggio 2009
La risposta di Marco Travaglio e la mia risposta alla sua risposta
'Tengo a precisare, se vi fossero dubbi, che non sono una denigratrice di Marco Travaglio, ma che sono abituata a pretendere molto da un giornalista come lui ..altrimenti avrei continuato ad informarmi leggendo i quotidiani o ascoltando i tg, anziché seguire il suo blog o AnnoZero. Inoltre il mio disappunto non era generico, ma riferito precisamente alla frase (pazzesca!! da dissociato mentale!! riascoltatela!!) pronunciata da Mieli, senza contraddittorio alcuno, al minuto 74, 45 secondi, di AnnoZero del 23.4. Mi dispiace Marco, ma non poteva passare inosservata, anche se la responsabilità della non-risposta è stata sicuramente più di Santoro che non tua. Ti ringrazio comunque per aver letto i posts e per la tua risposta.'
E' il mio commento al post con il quale oggi Marco Travaglio ha risposto a chi, come me, si è lamentato per il silenzio su Vulpio nella puntata di AnnoZero del 23.4.
Ed ecco il post di MT:
Risposta ad alcuni amici del blog sul caso Vulpio
Ora che l'ho spiegato di persona a Carlo Vulpio, ieri sera a Pescara, posso spiegare anche agli amici del blog interessati all'argomento perchè non ho chiesto a Paolo Mieli, nella puntata di Annozero dedicata a Montanelli, il perchè dell'estromissione di Vulpio dal servizio sul caso Catanzaro, che seguiva da anni per il Corriere della sera. Non gliel'ho chiesto perchè avrei nuociuto alla trasmissione (che sarebbe stata accusata un'altra volta di violare la par condicio, "sponsorizzando" un candidato dell'Idv), ma soprattutto a Vulpio. Mi spiego. Quando accadde il fattaccio, chiesi spiegazioni a Mieli via mail. Mi rispose ciò che aveva detto alla redazione: Vulpio era indagato a Matera per concorso in associazione per delinquere finalizzata alla violazione del segreto insieme a vari colleghi e collaboratori di De Magistris, su denuncia di un indagato di "Toghe Lucane", l'onorevole Buccico. Il che, secondo Mieli, avrebbe potuto mettere in dubbio la sua imparzialità nel seguire il caso. Non condivido quella spiegazione (altrimenti chiunque potrebbe denunciare un cronista per liberarsi di lui). Era facile prevedere che, se ad Annozero avessi riproposto la domanda, Mieli avrebbe dato la stessa risposta. A cui avrei dovuto rispondere ricostruendo (venti minuti, non di meno: tempi impossibili per la tv, fra l'altro divagando sul tema Montanelli-informazione) la complicatissima trama di quella fantasiosa inchiesta a Matera. Dopodichè Mieli avrebbe ribattuto che non posso decidere io quali inchieste sono giuste e quali sbagliate: lo decidono i giudici. Alla fine della fiera, ne sarebbe nato un gran casino, pieno di tecnicismi, nel quale nessuno avrebbe capito nulla, se non una cosa: che Vulpio è indagato per associazione a delinquere (accusa paradossale e destinata a cadere nel nulla, ovviamente) e ora è candidato. Così avrei ottenuto un bel risultato: danneggiare la reputazione di un collega e amico che ammiro e stimo grandemente, al punto da scrivere la prefazione al suo libro. Oltretutto, il pubblico di Annozero conosce bene la storia di Vulpio e del Corriere, perchè è stata Annozero l'unica trasmissione italiana a raccontarlo: Santoro l'ha invitato due volte sul caso Catanzaro, una volta in collegamento e una volta in studio, e il sottoscritto, nella sua rubrica di apertura, ha denunciato due volte la sua rimozione a opera del Corriere. Sarebbe davvero paradossale immaginare che Santoro e il sottoscritto volessero censurare il caso Vulpio dopo averlo raccontato e riraccontato quattro volte. Ringrazio comunque i frequentatori del blog (pochi, per fortuna) che hanno insinuato una mia intenzione censoria: bravi, complimenti, avete capito tutto, continuate così.
Questa chiosa sarcastica di Marco mi sembra un po' eccessiva, anche se mi rendo conto che i toni con cui l'ho apostrofato, a mia volta, ieri (n.14) fossero tutt'altro che morbidi...
Aggiungo, per completezza, il testo della mail che ho inviato ad AnnoZero il 7/5/2009:
'Il silenzio è d'oro , anche quello di Santoro.
Caro Santoro,
sono una sua fedele spettatrice e mi dispiace scriverle in questi termini, ma devo citare l'articolo pubblicato ieri da Carlo Vulpio nel suo blog.
Ho guardato, purtroppo in ritardo, la puntata sull'informazione del 23 Aprile e ho trovato vergognoso il fatto che Paolo Mieli abbia potuto pronunciare la frase 'sarebbe impossibile che un direttore di giornale sollevasse da un'inchiesta un cronista giudiziario, il giorno dopo tutti lo sabrebbero da internet e il direttore verrebbe automaticamente screditato', senza che né lei né Marco Travaglio gli abbiano ricordato che è esattamente ciò che ha fatto lui con Carlo Vulpio.
CHE COSA CAVOLI C'ENTRA LA PAR CONDICIO?!?
Anche voi avete pensato bene di conservare il vostro posticino in RAI, ma ad un prezzo a mio parere troppo alto, quello della disonestà. Probabilmente continuerò a guardarvi, ma turandomi il naso. In attesa di una puntata, questa volta sì, riparatoria.'
E' il mio commento al post con il quale oggi Marco Travaglio ha risposto a chi, come me, si è lamentato per il silenzio su Vulpio nella puntata di AnnoZero del 23.4.
Ed ecco il post di MT:
Risposta ad alcuni amici del blog sul caso Vulpio
Ora che l'ho spiegato di persona a Carlo Vulpio, ieri sera a Pescara, posso spiegare anche agli amici del blog interessati all'argomento perchè non ho chiesto a Paolo Mieli, nella puntata di Annozero dedicata a Montanelli, il perchè dell'estromissione di Vulpio dal servizio sul caso Catanzaro, che seguiva da anni per il Corriere della sera. Non gliel'ho chiesto perchè avrei nuociuto alla trasmissione (che sarebbe stata accusata un'altra volta di violare la par condicio, "sponsorizzando" un candidato dell'Idv), ma soprattutto a Vulpio. Mi spiego. Quando accadde il fattaccio, chiesi spiegazioni a Mieli via mail. Mi rispose ciò che aveva detto alla redazione: Vulpio era indagato a Matera per concorso in associazione per delinquere finalizzata alla violazione del segreto insieme a vari colleghi e collaboratori di De Magistris, su denuncia di un indagato di "Toghe Lucane", l'onorevole Buccico. Il che, secondo Mieli, avrebbe potuto mettere in dubbio la sua imparzialità nel seguire il caso. Non condivido quella spiegazione (altrimenti chiunque potrebbe denunciare un cronista per liberarsi di lui). Era facile prevedere che, se ad Annozero avessi riproposto la domanda, Mieli avrebbe dato la stessa risposta. A cui avrei dovuto rispondere ricostruendo (venti minuti, non di meno: tempi impossibili per la tv, fra l'altro divagando sul tema Montanelli-informazione) la complicatissima trama di quella fantasiosa inchiesta a Matera. Dopodichè Mieli avrebbe ribattuto che non posso decidere io quali inchieste sono giuste e quali sbagliate: lo decidono i giudici. Alla fine della fiera, ne sarebbe nato un gran casino, pieno di tecnicismi, nel quale nessuno avrebbe capito nulla, se non una cosa: che Vulpio è indagato per associazione a delinquere (accusa paradossale e destinata a cadere nel nulla, ovviamente) e ora è candidato. Così avrei ottenuto un bel risultato: danneggiare la reputazione di un collega e amico che ammiro e stimo grandemente, al punto da scrivere la prefazione al suo libro. Oltretutto, il pubblico di Annozero conosce bene la storia di Vulpio e del Corriere, perchè è stata Annozero l'unica trasmissione italiana a raccontarlo: Santoro l'ha invitato due volte sul caso Catanzaro, una volta in collegamento e una volta in studio, e il sottoscritto, nella sua rubrica di apertura, ha denunciato due volte la sua rimozione a opera del Corriere. Sarebbe davvero paradossale immaginare che Santoro e il sottoscritto volessero censurare il caso Vulpio dopo averlo raccontato e riraccontato quattro volte. Ringrazio comunque i frequentatori del blog (pochi, per fortuna) che hanno insinuato una mia intenzione censoria: bravi, complimenti, avete capito tutto, continuate così.
Questa chiosa sarcastica di Marco mi sembra un po' eccessiva, anche se mi rendo conto che i toni con cui l'ho apostrofato, a mia volta, ieri (n.14) fossero tutt'altro che morbidi...
Aggiungo, per completezza, il testo della mail che ho inviato ad AnnoZero il 7/5/2009:
'Il silenzio è d'oro , anche quello di Santoro.
Caro Santoro,
sono una sua fedele spettatrice e mi dispiace scriverle in questi termini, ma devo citare l'articolo pubblicato ieri da Carlo Vulpio nel suo blog.
Ho guardato, purtroppo in ritardo, la puntata sull'informazione del 23 Aprile e ho trovato vergognoso il fatto che Paolo Mieli abbia potuto pronunciare la frase 'sarebbe impossibile che un direttore di giornale sollevasse da un'inchiesta un cronista giudiziario, il giorno dopo tutti lo sabrebbero da internet e il direttore verrebbe automaticamente screditato', senza che né lei né Marco Travaglio gli abbiano ricordato che è esattamente ciò che ha fatto lui con Carlo Vulpio.
CHE COSA CAVOLI C'ENTRA LA PAR CONDICIO?!?
Anche voi avete pensato bene di conservare il vostro posticino in RAI, ma ad un prezzo a mio parere troppo alto, quello della disonestà. Probabilmente continuerò a guardarvi, ma turandomi il naso. In attesa di una puntata, questa volta sì, riparatoria.'
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venerdì 8 maggio 2009
Il silenzio di Santoro
Purtroppo, tanto per citare nuovamente il rapporto Freedom House 2009, anche AnnoZero, ultimo baluardo dell'informazione, diventa un programma semi-libero, sacrificando un giornalista indipendente per la propria sopravvivenza. Vauro (per fortuna) non è stato epurato da AnnoZero, ma in cambio il buon Santoro ha deciso di sacrificare Vulpio per poter restare in RAI (ricordate il discorso sulla 'puntata riparatrice'?).
Tutto questo si evince dalle parole di Paolo Mieli, false senza contraddittorio, nella puntata di Anno Zero del 23 Aprile (pensate un po': sulla libertà dell'informazione!) e dall'articolo dello stesso Vulpio, che riporto qui di seguito.
dal blog di Carlo Vulpio
Il silenzio è d'oro, anche quello di Santoro
06/05/2009
Il gip di Salerno proscioglie de Magistris e Vulpio. Il Tar Lazio dà ragione a Forleo. Il tribunale del Riesame di Roma scagiona Genchi
Lo avete letto da qualche parte? Ve lo ha detto qualche tv o qualche radio? No, non lo sapete.
Forse qualcuno di voi lo sa, ma giusto perché ha scovato la notizia fra le “brevi”, poche righe e frettolose, o perché avrà letto l’unico articolo che si è occupato della vicenda, raccontandola però in maniera deformata e maliziosa.
E’ successo che io, il giudice Luigi de Magistris, il consulente Gioacchino Genchi e il giudice Clementina Forleo abbiamo avuto tutti ragione, purtroppo, nei diversi procedimenti aperti contro ognuno di noi. Perché purtroppo? Perché dovevamo vederci riconosciuta questa ragione “prima”, non dopo.
Io e de Magistris eravamo accusati di rivelazione di segreti d’ufficio, ma i giudici hanno detto che non era vero.Così Genchi. Accusato di essere un super spione fuorilegge, l’uomo che per Rutelli e Berlusconi era addirittura all’origine del “più grande scandalo della storia repubblicana”, Genchi è stato riconosciuto innocente.E Forleo? Il Tar del Lazio le ha dato finalmente ragione. La sentenza con cui il Csm l’ha trasferita a Cremona, ha detto il tribunale amministrativo, è ingiusta, va cancellata, e Forleo, se lo volesse, potrebbe tornare a Milano anche subito.
Ma chi ha raccontato tutto questo? Perché per queste (e altre) vicende nessuno in Italia sente il dovere di fare un giornalismo onesto, quello che in America si individua con la splendida definizione di “honest journalism”?
Eppure c’è stato un linciaggio a reti e giornali unificati durato mesi e mesi, nel silenzio di giornalisti “liberi”, magistrati “indipendenti” e politici “onesti”. Eppure per ognuno di noi è cambiata la vita, perché quando accadono certe cose nulla è più come prima. Eppure lo avevamo detto e qualche volta anche urlato, non è che ce ne stiamo accorgendo adesso.
Non c’è stato niente da fare. Ci danno ragione soltanto ora, cioè “dopo”. E tuttavia, nemmeno questo basta affinché un tg qualsiasi, un giornale qualsiasi, un talk show qualsiasi racconti - ma per intero, senza omettere nulla e senza “dimenticare” nessuno – come sono andate a finire quelle vicende che hanno causato il trasferimento di Forleo e de Magistris, la revoca dell’incarico a Genchi, la decisione del direttore del giornale per il quale lavoro di “sollevarmi” dall’incarico per le inchieste di cui mi stavo occupando.
Pensate, non lo ha fatto nemmeno Michele Santoro. Nella puntata di Anno Zero sull’informazione, in cui si sarebbe dovuto parlare di giornalismo “sdraiato” e “oscurato”, Santoro non ha trovato un minuto, un secondo, un attimo, per chiedere ai suoi ospiti – che so, a Paolo Mieli per esempio – com’è che il 3 dicembre 2008 mi hanno improvvisamente fatto smettere di scrivere su quelle inchieste che sono state all’origine dei guai di de Magistris, Forleo e Genchi, e che io seguivo da due anni.
Un dibattito sul giornalismo oscurato che non parli del più clamoroso caso di oscuramento degli ultimi vent’anni, come dimostra la catena di sant’Antonio di rimozioni e trasferimenti che ne è seguita, è un’operazione ardita. Spiace dirlo, ma quella puntata di Anno Zero non è stata un esempio di “honest journalism”.
Una volta Marco Travaglio, ospite di Daniele Luttazzi, disse che la differenza tra la Francia (dov’era in visita il premier Berlusconi) e l’Italia, per quelli che fanno il nostro mestiere, era che in Francia i giornalisti fanno domande. Ecco, io non so perché nemmeno lui abbia fatto una domanda, una sola, agli ospiti della trasmissione – che so, a Paolo Mieli per esempio.
Sono portato a credere che Santoro possa averglielo impedito, e infatti Travaglio nella sua rubrica ha fatto un eccellente intervento su Genchi. Ma poiché non so se sia andata davvero in questo modo, giuro che appena vedo Marco glielo chiedo.
Nemmeno Vauro, che io (come tanti altri) ho difeso quando è stato sospeso, ha fatto sentire la sua voce, o almeno il graffio della sua matita. Vauro, sospeso per una settimana, ha ricevuto (giustamente) tanta solidarietà pubblica. Io, sospeso “ad interim” e abrogato da Anno Zero come si sbianchetta una foto compromettente, non ho ricevuto nemmeno una telefonata di solidarietà privata da Vauro.
Nessuna telefonata nemmeno da Michele Santoro. Al mattino, il giorno della puntata sull’informazione, gli avevo anche inviato un sms. Nessuna risposta anche all’sms. Giuro: non gli ho mai fatto niente di male, né mai ho avuto screzi con lui. Anzi.
Non so cosa sia accaduto prima di quella puntata di Anno Zero. E forse non voglio nemmeno saperlo. Ma poiché non si tratta di un fatto personale, per principio e per rispetto di tutti quelli che mi seguono sul blog e hanno letto il mio libro “Roba Nostra” non posso anch’io far finta di nulla.E quindi, per ora, almeno una domanda la faccio: sarà stata questa la puntata “riparatrice” che era stata chiesta a Santoro per evitare rogne? Tipo un trasferimento, una sospensione, una sollevazione dall’incarico?
Tutto questo si evince dalle parole di Paolo Mieli, false senza contraddittorio, nella puntata di Anno Zero del 23 Aprile (pensate un po': sulla libertà dell'informazione!) e dall'articolo dello stesso Vulpio, che riporto qui di seguito.
dal blog di Carlo Vulpio
Il silenzio è d'oro, anche quello di Santoro
06/05/2009
Il gip di Salerno proscioglie de Magistris e Vulpio. Il Tar Lazio dà ragione a Forleo. Il tribunale del Riesame di Roma scagiona Genchi
Lo avete letto da qualche parte? Ve lo ha detto qualche tv o qualche radio? No, non lo sapete.
Forse qualcuno di voi lo sa, ma giusto perché ha scovato la notizia fra le “brevi”, poche righe e frettolose, o perché avrà letto l’unico articolo che si è occupato della vicenda, raccontandola però in maniera deformata e maliziosa.
E’ successo che io, il giudice Luigi de Magistris, il consulente Gioacchino Genchi e il giudice Clementina Forleo abbiamo avuto tutti ragione, purtroppo, nei diversi procedimenti aperti contro ognuno di noi. Perché purtroppo? Perché dovevamo vederci riconosciuta questa ragione “prima”, non dopo.
Io e de Magistris eravamo accusati di rivelazione di segreti d’ufficio, ma i giudici hanno detto che non era vero.Così Genchi. Accusato di essere un super spione fuorilegge, l’uomo che per Rutelli e Berlusconi era addirittura all’origine del “più grande scandalo della storia repubblicana”, Genchi è stato riconosciuto innocente.E Forleo? Il Tar del Lazio le ha dato finalmente ragione. La sentenza con cui il Csm l’ha trasferita a Cremona, ha detto il tribunale amministrativo, è ingiusta, va cancellata, e Forleo, se lo volesse, potrebbe tornare a Milano anche subito.
Ma chi ha raccontato tutto questo? Perché per queste (e altre) vicende nessuno in Italia sente il dovere di fare un giornalismo onesto, quello che in America si individua con la splendida definizione di “honest journalism”?
Eppure c’è stato un linciaggio a reti e giornali unificati durato mesi e mesi, nel silenzio di giornalisti “liberi”, magistrati “indipendenti” e politici “onesti”. Eppure per ognuno di noi è cambiata la vita, perché quando accadono certe cose nulla è più come prima. Eppure lo avevamo detto e qualche volta anche urlato, non è che ce ne stiamo accorgendo adesso.
Non c’è stato niente da fare. Ci danno ragione soltanto ora, cioè “dopo”. E tuttavia, nemmeno questo basta affinché un tg qualsiasi, un giornale qualsiasi, un talk show qualsiasi racconti - ma per intero, senza omettere nulla e senza “dimenticare” nessuno – come sono andate a finire quelle vicende che hanno causato il trasferimento di Forleo e de Magistris, la revoca dell’incarico a Genchi, la decisione del direttore del giornale per il quale lavoro di “sollevarmi” dall’incarico per le inchieste di cui mi stavo occupando.
Pensate, non lo ha fatto nemmeno Michele Santoro. Nella puntata di Anno Zero sull’informazione, in cui si sarebbe dovuto parlare di giornalismo “sdraiato” e “oscurato”, Santoro non ha trovato un minuto, un secondo, un attimo, per chiedere ai suoi ospiti – che so, a Paolo Mieli per esempio – com’è che il 3 dicembre 2008 mi hanno improvvisamente fatto smettere di scrivere su quelle inchieste che sono state all’origine dei guai di de Magistris, Forleo e Genchi, e che io seguivo da due anni.
Un dibattito sul giornalismo oscurato che non parli del più clamoroso caso di oscuramento degli ultimi vent’anni, come dimostra la catena di sant’Antonio di rimozioni e trasferimenti che ne è seguita, è un’operazione ardita. Spiace dirlo, ma quella puntata di Anno Zero non è stata un esempio di “honest journalism”.
Una volta Marco Travaglio, ospite di Daniele Luttazzi, disse che la differenza tra la Francia (dov’era in visita il premier Berlusconi) e l’Italia, per quelli che fanno il nostro mestiere, era che in Francia i giornalisti fanno domande. Ecco, io non so perché nemmeno lui abbia fatto una domanda, una sola, agli ospiti della trasmissione – che so, a Paolo Mieli per esempio.
Sono portato a credere che Santoro possa averglielo impedito, e infatti Travaglio nella sua rubrica ha fatto un eccellente intervento su Genchi. Ma poiché non so se sia andata davvero in questo modo, giuro che appena vedo Marco glielo chiedo.
Nemmeno Vauro, che io (come tanti altri) ho difeso quando è stato sospeso, ha fatto sentire la sua voce, o almeno il graffio della sua matita. Vauro, sospeso per una settimana, ha ricevuto (giustamente) tanta solidarietà pubblica. Io, sospeso “ad interim” e abrogato da Anno Zero come si sbianchetta una foto compromettente, non ho ricevuto nemmeno una telefonata di solidarietà privata da Vauro.
Nessuna telefonata nemmeno da Michele Santoro. Al mattino, il giorno della puntata sull’informazione, gli avevo anche inviato un sms. Nessuna risposta anche all’sms. Giuro: non gli ho mai fatto niente di male, né mai ho avuto screzi con lui. Anzi.
Non so cosa sia accaduto prima di quella puntata di Anno Zero. E forse non voglio nemmeno saperlo. Ma poiché non si tratta di un fatto personale, per principio e per rispetto di tutti quelli che mi seguono sul blog e hanno letto il mio libro “Roba Nostra” non posso anch’io far finta di nulla.E quindi, per ora, almeno una domanda la faccio: sarà stata questa la puntata “riparatrice” che era stata chiesta a Santoro per evitare rogne? Tipo un trasferimento, una sospensione, una sollevazione dall’incarico?
Rapporto Freedom House 2009 sulla libertà di stampa: Italia paese semi-libero.
martedì 5 maggio 2009
Europee: Forleo, candidatura De Magistris e' una rivoluzione
comunicato ANSA tratto da: http://www.antimafiaduemila.com/index.php?option=com_content&task=view&id=15562&Itemid=48
5 maggio 2009Catanzaro.
"La candidatura di Luigi de Magistris, al di là del colore politico, è una rivoluzione". Lo ha detto il gip di Cremona Clementina Forleo parlando a Catanzaro ad un'iniziativa su "Etica e politica, legalità e istituzioni" alla presenza dell'ex pm di Catanzaro candidato alle europee per l'Italia dei Valori. "Sono qui - ha aggiunto Forleo - perché ritengo che la scelta di De Magistris sia condivisibile e da appoggiare. Fare il magistrato non significa solo scrivere sentenze o celebrare udienze. Antonio Di Pietro ha capito che quella di De Magistris é una candidatura di grande importanza di un magistrato, costretto a compiere questa scelta, perché ha avuto il coraggio di scoperchiare pentole che non doveva scoperchiare". Per il magistrato "quello che è accaduto a Catanzaro è scandaloso. Il potere con la 'p' maiuscola ha necessità, per sopravvivere, di un'informazione non all'altezza e di una magistratura servile. Purtroppo una grossa fetta del potere giudiziario è colluso con i potentati politici e economici per qusto bisogna liberare il Csm dalle logiche clientelari, politiche e di potere". Sulle intercettazioni Forleo ha manifestato la speranza che "non vengano eliminate, anzi che si infittisca la possibilità di utilizzarle. Spero che la riforma non vada in porto". ANSA
5 maggio 2009Catanzaro.
"La candidatura di Luigi de Magistris, al di là del colore politico, è una rivoluzione". Lo ha detto il gip di Cremona Clementina Forleo parlando a Catanzaro ad un'iniziativa su "Etica e politica, legalità e istituzioni" alla presenza dell'ex pm di Catanzaro candidato alle europee per l'Italia dei Valori. "Sono qui - ha aggiunto Forleo - perché ritengo che la scelta di De Magistris sia condivisibile e da appoggiare. Fare il magistrato non significa solo scrivere sentenze o celebrare udienze. Antonio Di Pietro ha capito che quella di De Magistris é una candidatura di grande importanza di un magistrato, costretto a compiere questa scelta, perché ha avuto il coraggio di scoperchiare pentole che non doveva scoperchiare". Per il magistrato "quello che è accaduto a Catanzaro è scandaloso. Il potere con la 'p' maiuscola ha necessità, per sopravvivere, di un'informazione non all'altezza e di una magistratura servile. Purtroppo una grossa fetta del potere giudiziario è colluso con i potentati politici e economici per qusto bisogna liberare il Csm dalle logiche clientelari, politiche e di potere". Sulle intercettazioni Forleo ha manifestato la speranza che "non vengano eliminate, anzi che si infittisca la possibilità di utilizzarle. Spero che la riforma non vada in porto". ANSA
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